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Alla scoperta dell’Esperanto: le origini della lingua universale

Lo scorso 7 dicembre gli studenti della IID del Liceo Empedocle hanno preso parte ad un incontro sull’Esperanto, una lingua pensata dal medico polacco Ludwik Zamenhof nel 1887 come una lingua internazionale che potesse unire tutti i popoli e che ancora oggi riscuote il suo successo. Gli alunni hanno incontrato il Presidente della Federazione Italiana Esperantista, Laura Brazzabeni, e gli esperantisti Calogero Montalbano e Brunetto Casini, che in mattinata hanno avviato i ragazzi alla scoperta di quella che hanno definito “una lingua agglutinante”, in cui le parole vengono create partendo da una radice alla quale vengono aggiunti ampliamenti e/o affissi. Il suo fondatore, Zamenhof, nato a Byalistok, una città abitata da svariati gruppi etnici tra i quali spesso nascevano conflitti, decise di inventare una lingua che accomunasse tutti i popoli, utilizzando le radici e i suffissi più diffusi nelle varie lingue. Una lingua semplice, priva di eccezioni, che potesse arrivare a tutti. L’Esperanto è la lingua della pace e rappresenta un tentativo di creare un’opportunità di comunicazione in cui tutti possano essere uguali, senza che vi sia una cultura o un popolo dominanti. L’idea è che un linguaggio condiviso e facile da imparare possa aiutare a promuovere un dialogo pacifico tra le varie etnie, durante il quale le persone possano confrontarsi senza il peso di incomprensioni linguistiche. Nel pomeriggio gli studenti si sono recati alle Fabbriche Chiaramontane, dove i relatori hanno approfondito l’argomento per tutti i presenti e, in seguito, hanno presentano il libro “Unu, neniu kaj cent mil”, la traduzione in Esperanto del capolavoro “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello. Alla fine dell’incontro il dott. Brunetto Casini ha spiegato come la sua curiosità in gioventù lo avesse portato allo studio dell’Esperanto e ci ha parlato del valore di questa lingua per noi giovani: “E’ importante che si capisca che l’Europa non può andare avanti senza una lingua unica, che non può essere la lingua di una delle nazioni europee, perché implicherebbe la prevaricazione di una nazione sulle altre”.


Chiara Contino IID